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Vaccino antimorbillo

Vaccino antimorbillo

La malattia

Il virus del morbillo genera una patologia estremamente contagiosa. Si trasmette per via aerea attraverso le secrezioni del naso e della bocca. È contagiosa a partire da 2-3 giorni prima che avvenga l’eruzione cutanea e fino a 5 giorni dal suo inizio. La malattia ha un periodo di incubazione di 8-14 giorni e si manifesta con febbre alta, rinite, faringiti e possono comparire macchie bianche all’interno della bocca. L’eruzione cutanea con le tipiche macchie rosse inizia dalle zone dietro alle orecchie e si diffonde poi al viso, collo al tronco e agli arti.
Circa il 30% dei casi di morbillo può sviluppare complicanze, in particolare nei soggetti con meno di 5 anni o più di 20. Le complicanze più frequenti sono la diarrea (8%), otite media (7%) e polmonite (6%). L’encefalite acuta si verifica nello 0,1% dei casi. Un’altra complicanza molto rara è la Penencefalite Subacuta che è una malattia degenerativa dovuta probabilmente alla persistenza del virus del morbillo nel sistema nervoso centrale.

Il vaccino

Il vaccino contiene il virus attenuato ed è somministrato in combinazione con altri, in particolare nel vaccino trivalente MPR (morbillo-parotite- rosolia) o nel tetravalente MPRV (morbillo-parotite-rosolia-varicella). La protezione ottenuta dal vaccino è molto alta (99%). La prima dose viene somministrata tra i 12 e i 15 mesi, la seconda tra i 5-6 anni di età.

Effetti collaterali

Dopo 6-14 giorni dalla somministrazione del vaccino possono verificarsi alcuni lievi effetti collaterali come la febbre (in un caso su 6), gonfiore al viso e dietro il collo (in 1 caso su 75) e lieve esantema sul corpo nel 5% dei casi.
Molto più raramente si possono riscontrare effetti collaterali di moderata gravità: convulsioni febbrili(1 caso ogni 30.000), dolore e infiammazione articolare (0,5% dei bambini e 25% degli adulti predisposti), riduzione nel numero delle piastrine (1 caso su 30.000).

Chi è esonerato dalla vaccinazione

Non deve fare la vaccinazione chi ha avuto una grave reazione allergica alla prima dose di vaccino, alla neomicina o a un altro componente del vaccino e pazienti con problemi gravi di intolleranza al fruttosio. La vaccinazione delle donne in gravidanza deve essere rimandata a dopo il parto.
Il medico vaccinatore deve essere informato se la persona che deve essere vaccinata:

  • ha una malattia che riguarda il sistema immunitario (ad esempio HIV);
  • assume farmaci che deprimono il sistema immunitario;
  • ha una malattia tumorale;
  • ha qualche malattia del sangue;
  • è stato vaccinato nelle ultime 4 settimane;
  • ha ricevuto trasfusioni di sangue o immunoglobuline.

Queste particolari circostanze possono essere un motivo per rimandare o per non effettuare la vaccinazione. Fonti: Le Vaccinazioni nell’Infanzia e nell’Adolescenza (Servizio Sanitario Emilia Romagna), VaccinarSì (Ministero della Salute).

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