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Vaccino antiparotite

Vaccino antiparotite

La malattia

La parotite, comunemente conosciuta come “orecchioni” è una malattia infettiva contagiosa che si localizza preferibilmente nella laringe, faringe, trachea e nelle ghiandole salivali. Il contagio del virus della parotite avviene per via aerea attraverso le secrezioni del naso e della bocca. La malattia ha un periodo di incubazione che va da 2 a 4 settimane. La parotite si manifesta con febbre e malessere seguiti da dolore alle orecchie e nella zona parotidea (all’angolo della mandibola). Si ha quindi l’ingrossamento della zona che dura un paio di giorni. Successivamente i sintomi della malattia si risolvono in circa una settimana. Benché sia una patologia che nella maggior parte dei casi si risolve rapidamente senza particolari problemi, possono tuttavia insorgere rare complicazioni come pancreatite, orchite, meningite, perdita dell’udito.

Il vaccino

Il vaccino antiparotite contiene il virus vivo attenuato, in grado di stimolare le difese immunitarie senza apportare danni all’organismo. Il vaccino viene somministrato in combinazione con altri, in particolare nel vaccino trivalente MPR (morbillo-parotite- rosolia) o nel tetravalente MPRV (morbillo-parotite-rosolia-varicella). La prima dose viene somministrata tra i 12 e i 15 mesi, la seconda tra i 5 e i 6 anni di età.

Effetti collaterali

Nella maggior parte dei soggetti sottoposti a vaccinazione non si riscontrano particolari problemi. Tuttavia possono presentarsi delle reazioni di lieve entità come febbre (1 caso su 6), lieve esantema (nel 5% dei casi), gonfiore al viso o dietro il collo (1 caso su 75). Possono presentarsi inoltre reazioni di media entità come le convulsioni febbrili (1 caso su 30.000) e dolore e infiammazione nelle articolazioni (0,5% dei bambini), riduzione del numero delle piastrine (1 caso su 30.000).

Chi è esonerato dalla vaccinazione

Non deve essere vaccinato chi ha avuto una reazione grave alla prima dose del vaccino o a un qualunque componente dello stesso, o alla neomicina. Devono essere esclusi anche quei pazienti affetti da una rara intolleranza ereditaria al fruttosio. Le donne in gravidanza devono rimandare la vaccinazione a dopo il parto. Il medico va informato prima di effettuare la vaccinazione se il paziente ha una malattia che coinvolge il sistema immunitario (come l’HIV), o sta assumendo farmaci che deprimono il sistema immunitario. Inoltre è necessario avvisare il medico anche se il paziente ha un tumore o è in terapia antitumorale, ha qualche malattia del sangue, ha ricevuto un vaccino nelle ultime 4 settimane, ha ricevuto immunoglobuline o una trasfusione di sangue.

Fonti: Le Vaccinazioni nell’Infanzia e nell’Adolescenza (Servizio Sanitario Emilia Romagna), VaccinarSì (Ministero della Salute).

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